Estratto dell’intervento al seminario BIODIVERSITA’ DELL’OLIVO, 14 ottobre 2020, a cura del dott. CLAUDIO CANTINI, tecnologo IBE CNR Santa Paolina, Follonica.
Biodiversità in generale e dell’olivo
Il termine “biodiversità” è divenuto di uso comune dopo il vertice sulla terra tenuto a Rio de Janeiro nel lontano 1992. In quella occasione fu stabilita una strategia globale di “sviluppo sostenibile” adatta a soddisfare le nostre esigenze garantendo nel contempo un mondo sano e vitale da lasciare alle generazioni future e fu firmata la Convenzione sulla diversità biologica (CBD). Obiettivi degli accordi sottoscritti dagli Stati firmatari: la conservazione della biodiversità, l’uso sostenibile di questa, la giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche.
Il ruolo dell’agricoltura nella società, in quanto settore primario, è quello di fornire la disponibilità di prodotti alimentari sani, sicuri e diversificati ma a questo si accompagnano la tutela ambientale e paesaggistica, la conservazione della fertilità del suolo, il contrasto ai cambiamenti climatici, la produzione di energia rinnovabile, il presidio economico e occupazionale delle aree rurali.
Partendo da questi presupposti occorre affrontare il tema della biodiversità olivicola e del suo uso percependo una visione globale delle varie problematiche. Verranno fornite ai partecipanti diverse chiavi di lettura relative alle scelte complessive da fare in azienda prendendo in esame le attuali direzioni del comparto agroalimentare.
Un “mare” di varietà, un “mare” di regole, un “mare” di vincoli: come navigare senza farlo a vista
La scarsa propensione all’innovazione del settore olivicolo ha fatto sì che per decenni sia stata perseguito uno scarso rinnovo degli impianti, effettuato per lo più con varietà “antiche” o ben collaudate facendo trascurare sia numerose varietà locali, così esposte al rischio di estinzione, che ottime varietà riconosciute per le loro qualità.
La presenza di forti vincoli imposti da disciplinari di produzione (DOP, IGP) non ha aiutato il rinnovamento anzi ha “ingessato” da un certo punto di vista la situazione in una statica fotografia del territorio. Alcune varietà rappresentano in realtà un problema perché, sebbene tipiche e tradizionali, presentano caratteristiche svantaggiose per una moderna olivicoltura da reddito e non da “sopravvivenza”.
Negli ultimi decenni sono state infine proposte nuove forme di olivicoltura intensiva o super intensiva con l’idea di rinnovare il comparto e renderlo più competitivo e produttivo basate su alcune varietà a bassa vigoria.
Per l’imprenditore agricolo si pone quindi il dilemma di quale olivicoltura adottare: andare incontro alla massima modernità, cambiare tutto introducendo nuove cultivar oppure utilizzare il germoplasma locale? La Toscana in questo rappresenta una Regione all’avanguardia in materia: a partire dal 1997 ha messo in funzione un sistema di tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario (attuale legge regionale 64/04). Molte sono le varietà olivicole iscritte al Repertorio regionale, legate alle tradizioni produttive e storiche locali, espressione del patrimonio culturale agrario del nostro territorio.
Identificazione delle varietà in campo ed esame delle caratteristiche morfologiche
Riconoscere le varietà di olivo non è semplice perché a livello morfologico molti caratteri sono poco differenziati. Alcune piante hanno delle peculiarità che le rendono facilmente distinguibili; per molte altre solo una grande esperienza rende possibile un’identificazione e la certezza viene soltanto da un’analisi effettuata in laboratorio indirizzata all’esame del DNA, ovvero la componente genetica molto più stabile rispetto alla morfologica, invece influenzata dalle variabili ambientali.
Biodiversità olivicola e vivaismo
Una delle problematiche che l’imprenditore deve affrontare in seguito alla scelta varietale è anche quella dell’acquisto delle piante. Il settore vivaistico, come tutto il resto del comparto olivicolo, si muove con lentezza ed è molto conservativo salvo poi inseguire le mode del momento che di volta in volta lanciano questa o quella varietà. Come districarsi nell’offerta delle piante e come davvero andare a scegliere varietà, sistema di produzione della pianta età e quale certificazione richiedere? Quali devono essere davvero le scelte in termini di numero di varietà diverse da inserire nell’impianto, ed esistono davvero varietà impollinatrici che possono essere utilizzate con miglioramento effettivo della produttività dell’oliveto? Quali varietà impollinatrici scegliere in funzione dell’ambiente di coltivazione? Queste le tematiche da affrontare dove la pluviometria rappresenta uno dei punti da valutare con attenzione.